Damon Scott- parte 19. L'errore
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<< Ora sei soddisfatto?! Hai idea di quello che sei riuscito a combinare in meno di cinque minuti?>> Blake continua ad urlarmi contro da non so quanto tempo. Mi viene ancora il nervoso nel pensarla su quella moto... stringo forte i pugni e chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi. << Non so cosa mi sia preso ok? Ora la smetti di urlare e cerchiamo un modo per trovarla, ora e vulnerabile e potrebbe fare cose che non vorrebbe>> << Ah perché ora ti preoccupi? Poco fa l'hai minacciata sperando che Edward la trovi prima di noi.... che gioco stai giocando Thomas?>> Gli lancio un'occhiataccia facendogli segno che c'è ancora Elisabeth accanto a noi. Mi da fastidio anche solo saperla respirare. << Ora verremo con te a casa sua, ci presenterai a sua madre come suoi amici, capito?>> Elisabeth annuisce ma percepisco che non è d'accordo. << Sua madre parla l'inglese?>> chiede Blake. Io non ci avevo neanche pensato. Lei annuisce di nuovo. << Hai perso finalmente la lingua?>> le lancio un occhiataccia. << Vorrei solo capire cosa è successo e soprattutto perché siete qui? Non dovevi picchiare quel povero ragazzo cosa ti ha fatto? Chi è Edward? E cosa vuole da Beatrice? E.......>> << Ti preferivo un secondo fa! Siamo qui per Beatrice, non per te sia chiaro! Quel tipo non doveva intromettersi, non le avrei sfiorato neanche un capello e Edward non è affar tuo... dimentica quel nome.>> alza l'indice indicando una macchina << Eccola, è arrivata.>> Ci avviciniamo e avrei capito da lontano che quella fosse stata la madre di Beatrice, è praticamente uguale, solo con qualche ruga in più. << Francesca, questi sono Blake e Thomas, sono venuti fin qui per fare una sorpresa a Beatrice. Possono venire con noi?>> << Hai detto Blake? Sono proprio curiosa di conoscerti! Ho sentito parlare di te. Salite.>> Blake mi lancia un sorriso pieno di se. <
Nel soggiorno non riesco a stare seduto. Vado avanti e indietro da circa mezz'ora passandomi ripetutamente la mano tra i capelli. Sono nervoso e il non sapere il motivo mi rende ancora più nervoso. Mentre Blake sembra a sua aggio con la madre di Beatrice, chiacchierando e bevendo caffè come se fossero amici di vecchia data. << Potresti fermarti? Mi stai innervosendo>> Lancio un occhiataccia ad Eli senza rispondere e continuo ad attraversare la stanza avanti e indietro. Ad un tratto mi prende per braccio. << Ti potresti dare una calmata? Qual'è il problema?>> mi strappo via dalla sua presa, affrontandola faccia a faccia. << Non azzardarti più a toccarmi con quelle mani schifose>> indietreggia lentamente. << Tu hai seri problemi! Ecco perché preferisce Blake, lo dice sempre che è molto più dolce e gentile di te!>> << Se credi di provocarmi ti sbagli di grosso. Non m'importa di quello che dice o di quello che preferisce. A dirla tutta non m'importa niente di lei! Vuole Blake? buon per loro. Dopo tutto come si dice? Dio li crea e poi li accoppia.>> sicura di se si riavvicina << E allora perché sei così nervoso se non t'importa niente di lei?>> Mi avvicino ancora di più a lei guardandola dritta negli occhi con fare severo << Thomas vorresti un caffè?>> mi chiede con fare gentile Francesca. Distolgo lo sguardo da Eli, che ormai è diventata dura come una pietra dalla paura, per rivolgere un sorriso falso a quella donna. << La ringrazio ma no, sono già abbastanza nervoso di mio>> resta ferma per un attimo sorridendomi, come per dire " si l'ho capito". << Vado a prendere un pò d'aria fresca>> annuncio. <
Le allontano il viso e l'aiuto a rialzarsi, accarezzandole le guance. Le stampo un bacio in testa e le ribasso la maglietta. << La prossima volta che scapperai da me ti farò soffrire ancora di più.>> << Allora dovrò scappare via più spesso>> mi dice ridendo affannata. Ma il suo sorriso svanisce subito quando nota che non sto scherzando. << Grazie per la scopata, ne avevo bisogno.>> La sua espressione cambia d'improvviso. << Quindi per te sono solo questo? Una scopata?>> Alzo un sopracciglio. Pensa davvero che potrebbe essere di più? << No, puoi essere anche due o tre o più scopate.>> Le dico mentre mi riallaccio il bottone dei jeans. << Perchè, speri o pensi che sarebbe stato qualcosa di più?>> Le sue guance iniziano a diventare rosse dal nervoso. Con gli occhi pieni di lacrime mi molla uno schiaffo. << Bea>> non riesco a finire che me ne tira un altro. << Senti...>> questa volta la precedo e le afferro la mano. << Tra me e te oltre a questo non potrà mai esserci niente. E tu lo sapevi già da tempo.>> analizza attentamente le mie parole restando in silenzio, un silenzio che sembra interminabile << L'unica cosa che so da tempo è che tu sei il mio più grande errore!>> Con furia si stacca dalla mia presa e corre dentro casa. Prima o poi capirà.
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